LA FINE DI DIABOLIK

Anno XII N.11

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  1. DK Iudika
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    Re del terrore

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    CITAZIONE (rob.seven @ 18/7/2014, 19:38) 
    Questo Diabolik è tra le prime cose che ha fatto, ma prima ancora aveva già pubblicato - in coppia con Milazzo, con cui creerà Ken Parker - la striscia umoristica "Il Palafita" (sulla rivista "Sorry") e alcune storie per le riviste "Horror" e "Super Vip" di Gino Sansoni.

    Non conoscevo queste sue primissime esperienze, avevo provato a ricostruire quelle sue prime volte in base all'articolo pubblicato su "La Diabolika Astorina" tratto da Ken Parker Collection n. 5, Panini Comics, 2004, ad opera dello stesso Berardi.

    QUANDO INCONTRAI DIABOLIK
    di Giancarlo Berardi

    Bionde, raffinate, aristocratiche: tutto sembravano, meno che dedite al crimine disegnato. Le sorelle Giussani. Le autrici di Diabolik.
    La stanza era arredata sobriamente, con mobili anni Cinquanta, biondi anche loro. Sulla parete dietro la scrivania, il viso incorniciato di Tyrone Power lanciava occhiate minacciose sotto un paio di sopracciglia ipertrofiche.
    Il tono di voce, basso ma deciso, equilibrò subito l'impressione di mitezza: "I disegni non vanno bene".
    Ivo Milazzo si irrigidì sulla sedia. Era Angela che parlava, forse per diritto di anzianità; Luciana annuiva. "Per quanto riguarda le storie", si rivolsero al sottoscritto, "paghiamo centocinquantamila lire a soggetto. Se vuole provare..."
    Nei primi anni Settanta era una cifra enorme. Risposi di si e canticchiai l'inno Pump and Circumstance fino a casa. Ivo si consolò col fatto che, di solito, dove entrava uno dei due, prima o poi s'infilava anche l'altro.
    Mi misi subito al lavoro e nel giro di dieci giorni ero di ritorno in via Boccaccio. Mi fecero leggere la trama a voce alta, in un silenzio mistico, interrotto solo da pochi fendenti verbali: "Questa scena è già apparsa nel numero trenta", "Questo trucco l'abbiamo usato nel quarantasette", "Questo personaggio ne ricorda uno del numero settantadue"... Ogni volta che il soggetto veniva decurtato di una scena, il compenso veniva ridotto di diecimila lire. Alla fine me ne andai strascicando i piedi, con venti "sacchi" in saccoccia e il Deguejo che mi risuonava nelle orecchie. In più, come succede ai principianti, mi ero messo in testa di migliorare il personaggio. Facendo leva sui miei gusti umanistici, immersi Diabolik - che non brillava per sentimentalismi - in un brodo romantico, da cui uscì più simile a Lord Byron che a Fantomas. I titoli dei racconti erano Il figlio di Diabolik, Due rose per Eva... Un anticipo della collana Harmony.
    Pazientemente, forse intenerite dalla mia giovane età, le sorelle Giussani mi spiegarono che i personaggi degli altri vanno rispettati per quello che sono, che se Diabolik non è un tenerone vuol dire che al pubblico piace così, e che cambiarlo significava perdere il favore dei lettori, dopodiché loro chiudevano e io restavo senza lavoro. Una lezione di cui ho tenuto conto per tutta la mia carriera.


    Dalla lettura di questo breve testo, ho avuto l'impressione che la storia "decurtata" di varie scene sia propria "La fine di Diabolik" sia perché, rispetto a "Due rose per Eva", ha un'atmosfera meno berardiana, sia perché la mano delle Giussani si sente pesantemente in tutta la vicenda (cosa, ad esempio, che si avverte molto meno in "Due rose per Eva").
    Sarebbe veramente interessante riuscire a ricostruire in parte la genesi di queste storie ormai lontano nel tempo, cosa che purtroppo è quasi impossibile.
     
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13 replies since 17/11/2010, 21:24   1677 views
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