HO UCCISO EVA KANT

Inedito ottobre 2015

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  1. neme__
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    In ritardo, ma eccomi qui!
    E alla fibe era proprio una macchinazione per un colpo. Episodio appassionante fino all'ultima pagina! Eva ha spiccato comunque, anzi soprattutto qui, dove per tutto il tempo deve recitare una parte non facilissima.
    I disegni, non so... belli senza dubbio, ma in alcune vignette mi sono sembrati "sbrigativi".
     
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    Dalla pagina FB della Redazione (https://www.facebook.com/DiabolikUfficiale...?type=3&theater):

    HO UCCISO EVA KANT: STORIA DI UNA STORIA
    Andrea Pasini, co-soggettista dell'inedito attualmente in edicola, ci racconta come è nata questa avventura. Se ancora non l’avete letta ma avete intenzione di farlo, data la natura dell’articolo, meglio NON PROSEGUIRE oltre: vi rovinereste i colpi di scena e comunque apprezzereste poco il racconto di Andrea.
    Tutto è cominciato con una scenetta ormai abbastanza frequente da queste parti. Licia Ferraresi è arrivata da Mario Gomboli con un incipit: «Arriva una telefonata alla Centrale di polizia. Una donna, affannata e evidentemente spaventata, chiede aiuto: "Sono Agnese Komby… Ho appena ucciso Eva Kant! Aiutatemi, sono rinchiusa in un rifugio di Diabolik!"». «E poi?» Ha chiesto Mario... «E poi non lo so, sono affari tuoi» ha risposto Licia.
    A quel punto Gomboli si è messo a sviluppare una possibile spiegazione per quella scena e, ipotizzata una prima traccia da seguire, mi ha coinvolto per strutturare e rimpolpare la trama e definire un po’ di dettagli.
    Era ovvio che nessun lettore avrebbe mai creduto che Eva fosse davvero morta perciò, per confondere un po' le acque, bisognava dare a intendere che almeno Diabolik ci credesse e che quindi cercasse di vendicarla. La vendetta diabolika è stato l’unico punto della storia su cui c’è stato un po’ di dibattito in redazione. Io avrei voluto che, durante l’assalto alla casa protetta, Diabolik riuscisse a uccidere la poliziotta che vestiva i panni di Ilaria Tesich ma questo, in effetti, avrebbe aperto due fronti di problemi.
    In primo luogo pareva logico che, una volta che fosse stata uccisa la donna che Ginko credeva che Diabolik credeva essere la Tesich (lo so è un po’ complicato da dire) allora non sarebbe stato più necessario tenere chiusa in ambasciata quella che Ginko credeva essere la vera Tesich (in realtà Eva) e si sarebbe potuto approfittare del fatto che Diabolik la credeva morta per rimpatriarla di corsa in Kradkistan. Questo ovviamente avrebbe mandato all’aria il piano di Diabolik ed Eva però, impegnandoci, penso che saremmo riusciti a trovare una ragione per tenere Eva/Ilaria lì il tempo per finire il colpo.
    Quello che, personalmente, ho trovato irrisolvibile è stato il fatto che la morte della poliziotta sarebbe stata tutta colpa di Ginko e della sua idea di usarla come esca per catturare Diabolik. In questo modo, alla fine, l’ispettore sarebbe risultato davvero troppo perdente. Ho anche pensato che, per tenerci la morte della poliziotta senza dare la colpa a Ginko, si poteva pensare che l’operazione a Ghenf fosse sotto la responsabilità di un’ispettrice di polizia e che Ginko fosse solo un consulente e che quindi la trappola a Diabolik fosse un piano di lei portato avanti contro il parere dell’ispettore. Un piano in cui, alla fine, lei stessa ci rimetteva le penne, ma questo avrebbe complicato inutilmente la storia: io ho gettato la spugna e la poliziotta ha avuto salva la vita.

     
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    Dalla pagina FB della Redazione (www.facebook.com/DiabolikUfficiale/posts/958263874245926:0):

    "HO UCCISO EVA KANT" – Dietro le quinte dello sceneggiatore Roberto Altariva.
    Data la natura dell’articolo, è necessario che la storia l’abbiate letta prima, perché non solo certe informazioni si apprezzano solo conoscendo la trama in questione ma, soprattutto, la lettura di questo testo potrà rovinarvi i colpi di scena presenti nella storia. Quindi se ancora non avete letto l'albo, ma avete intenzione di farlo, NON PROSEGUITE OLTRE LA LETTURA.
    EVA NON PUÒ MORIRE – Il fatto che Eva Kant non possa realmente venire uccisa credo che sia più che evidente per qualunque lettore: sarebbe uno stravolgimento eccessivo per la serie. La “morte” di Eva o di Diabolik è uno stratagemma che può essere utilizzato solo per creare suspense e portare i lettori a chiedersi come è possibile che siano sopravvissuti nonostante tutto sembri far credere il contrario. Per questo motivo, fin dal momento in cui ho letto il soggetto che dovevo sceneggiare, mi sono reso conto che ingannare il lettore, in questo caso, sarebbe stato molto più difficile del solito, nonostante il referto del medico legale che assicura che la donna morta è realmente Eva Kant.
    LA CASSAFORTE – Uno degli elementi che doveva far sì che il lettore non arrivasse troppo facilmente alla soluzione, era il fatto che, apparentemente, non sembrasse esserci un motivo logico per la costruzione di una simile messinscena, dato che la “morte” di Eva portava non solo al recupero da parte della polizia della collana già rubata dai criminali, ma soprattutto alla cancellazione della prevista mostra di gioielli, rendendo impossibile per Diabolik impossessarsene. Era quindi importante evitare che apparisse evidente il vero obiettivo dei due criminali: ovvero, la cassaforte nello studio dell’ambasciatore. Però, farla sbucare dal nulla nel finale della storia, senza che la si fosse vista in precedenza, sarebbe stata una mossa scorretta nei confronti dei lettori; è quindi stato necessario studiare accuratamente le scene nello studio dell’Ambasciatore (in particolare la sequenza da pagina 53 a 56), per far sì che la cassaforte fosse in piena vista, ma non attirasse più di tanto l’attenzione.
    LA CUSTODIA COL TRUCCO E LA MASCHERA – In questo caso, il soggetto iniziale ha subito un’ampia serie di ritocchi e piccoli aggiustamenti. Una delle modifiche più significative è stata l’introduzione del trucco contenuto nella custodia della collana, che permette di fondere dall’interno il meccanismo di apertura della cassaforte. In un primo tempo, la storia prevedeva invece che Eva applicasse l’acido all’esterno, sapendo che per oltre ventiquattr’ore l’ambasciatore non avrebbe avuto necessità di utilizzare lo studio, ma questa certezza sarebbe apparsa un po’ forzata. Anche l’utilizzo della maschera col volto di Ilaria da parte della donna poliziotto è una modifica avvenuta in fase di sceneggiatura. Inizialmente era previsto che la poliziotta venisse truccata per assomigliare alla donna nel mirino di Diabolik.
    FLASHBACK O NON FLASHBACK – Anche il flashback che mostra il rapimento di Ilaria da parte di Eva mascherata è stato aggiunto in sceneggiatura. Infatti, secondo una regola stabilita dalle Sorelle Giussani, a differenza di altri fumetti o film, in Diabolik non si possono mostrare in flashback scene che non siano accadute realmente o che non siano state vissute da chi sta raccontando. Originalmente, era previsto che fosse stato Diabolik a rapire Ilaria e quindi, Eva – nei panni di Ilaria – avrebbe dovuto rievocare il rapimento davanti ai poliziotti solamente attraverso i dialoghi. Essendo il fumetto un medium principalmente visivo, ho ritenuto preferibile far compiere il rapimento a Eva per poter inserire un flashback durante il racconto senza violare la “diabolica” regola.
    LE NUBI SI ADDENSANO – A pagina 38, vediamo le nuvole addensarsi in cielo, dietro le spalle del Re del Terrore, a indicare una tempesta in arrivo, che sottolinea metaforicamente lo stato d’animo del criminale, desideroso di vendetta… o meglio, quello che dovrebbe essere il suo stato d’animo, se non sapesse che Eva in realtà è viva. Nonostante l’evidente e voluta metafora, il temporale che vediamo nelle tavole successive è stato inserito in fase di sceneggiatura per ragioni pratiche, quando ci si è resi conto che Diabolik non avrebbe potuto costruire il percorso di corde tra gli alberi, su cui si sposta grazie alle carrucole elettriche, senza essere udito dai poliziotti che si aggirano nei dintorni. I tuoni e lo scroscio della pioggia rappresentano quindi la soluzione ideata per risolvere il problema, ma donano anche maggior fascino alla vicenda.
    SENZA JAGUAR – In questa storia la Jaguar e-Type non compare e Diabolik si sposta utilizzando una moto. Anche in questo caso, si tratta di una semplice necessità narrativa; la fidata auto del criminale non è stata messa in pensione. Nella scena del tentativo di omicidio della falsa Ilaria, serviva infatti un mezzo più facilmente occultabile rispetto a un’automobile, visto che il criminale doveva nasconderla vicino a un’area controllata dalla polizia. Nel finale, invece, il mezzo utilizzato dal criminale doveva stare dentro a un furgone e infilarsi poi all’interno di stretti vicoli per far perdere le sue tracce.
    IL TITOLO – Questo è uno dei rari casi in cui il titolo definitivo dell’albo è lo stesso utilizzato in fase di lavorazione. D’altra parte era così efficace che credo che nessuno in redazione abbia mai avuto dubbi sul fatto che fosse il migliore possibile.

     
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    Già, anche se il fumetto di Diabolik col tempo si evolve, e ce ne accorgiamo anche noi, anche io avrei rispettato i canoni delle sorelle Giussani, bisogna sempre fidarsi di chi è venuto prima di noi.
     
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    Re del terrore

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    Un buon albo...
    Anche se il soggetto non è proprio originale la storia e molto ben sceneggiata, coinvolgendo con la giusta suspense il lettore, ovvero io :)
    La copertina è piacevole e i disegni sono buoni.
     
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