Re del terrore
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Riporto dalla mailing list Diabolika questa interessante risposta di Tito Faraci a un paio di critiche espresse da qualche lettore,sulla storia in questione.
Mah, qui mi sembra che ci sia un errore di prospettiva. Quella di Diabolik NON è una scelta. Si è ritrovato in questa situazione e si è adattato nel modo più efficace e razionale. Se avesse potuto scegliere una sostanza più a portata di mano, lo avrebbe fatto. Non è una scelta assurda... perché, innanzitutto, NON è una scelta. Diabolik è un uomo straordinariamente razionale. Sicuramente, è cosciente dei pericoli di questa situazione. Ma non è tipo da vivere nell'angoscia. Certo, come vediamo in questa storia, se ha il minimo sentore che lo status quo stia per alterarsi... interviene, deciso. Se no, evita di preoccuparsi invano.
In una vita come quella che si è scelto Diabolik, non ci può essere mai nulla di sicuro al 100%. Ogni giorno, ogni attimo ha un pericolo. E a Diabolik questo sta bene. Non è un tipo da pantofole e caminetto, se rendo l'idea. A ogni modo, da varie storie (anche Speciali su cui io stesso ho lavorato) sappiamo che Diabolik è in grado di costruire maschere con attrezzature e componenti chimiche "di fortuna". Evidentemente, in questo caso la validità e la durata hanno dei limiti. Conoscendo Diabolik, se un giorno restasse a secco di "ingrediente X", troverebbe un "ingrediente Y". Si inventerebbe qualcosa.
Passando ad altro, a me piace l'idea, il concetto che Diabolik ed Eva Kant abbiano anche vite separate. Segreti che non mettono in comune. Non mi sembra che ciò renda il loro amore meno solido... invece, lo rende più credibile. Non credo negli amori in cui l'uno si annulla nell'altra, e viceversa. Forse esistono solo nei (cattivi) film e nei (cattivi) fumetti. Eva Kant ha avuto una vita molto dura, lo sappiamo. Ha molto sofferto. In un certo senso, non ha MAI avuto tregua. Ma è anche un personaggio molto umano, più sfumato rispetto a Diabolik. Mi sembra giusto che, ogni tanto, possa avere un momento di debolezza, inseguire il sogno, il rimpianto di quella "vita normale" che lei non ha mai avuto. E che probabilmente, se guardasse in fondo a se stessa, scoprirebbe di non volere davvero. È il mio modo di vedere le cose, che condivido con Mario. Capisco che qualche lettore possa restare spiazzato. Ma a volte, strano ma vero, per rendere un personaggio più forte... bisogna prima mostrarlo più fragile.
Ciao TF
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