SENTENZE DI MORTE

Inedito luglio 2013

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    La Centrale di Polizia è giusto che sia sempre lo stesso palazzo! Anzi, sarebbe bello vedere anche altre strutture già apparse precedentemente (magari pure solo di passaggio, senza che vi si "entri")

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    Re del terrore

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    Penso che questa discussione possa riprendere vigore dopo la pubblicazione del Backstage di Roberto Altariva (il nostro rob.seven). Sarà bello discuterne con l'autore e spero che la partecipazione sia alta e stimolante.
    :)
     
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    Stamattina ho finalmente trovato il tempo per buttar giù il consueto "dietro le quinte" alla storia. In questo caso, avevo molte più cose da dire del solito e quindi il testo è ancora più lungo.

    Come al solito...
    Il testo che segue è uno spoiler quasi dall’inizio alla fine, quindi chi ancora non ha letto la storia è meglio che non prosegua nella lettura!

    DIETRO LE QUINTE

    The Punisher e il “Comitato”:
    L’idea di partenza di questa storia era molto semplice: mettere a confronto Diabolik con un personaggio nello stile del Punitore (Punisher), il giustiziere in costume dei fumetti Marvel nato come avversario dell’Uomo Ragno, che avrebbe cercato di uccidere il Re del Terrore; magari inserendo molta azione, elemento che a volte trascuro nelle mie trame.
    Oltre a “The Punisher”, l’idea era in parte derivata anche da un romanzo intitolato “Il Silenzio”, scritto da un poliziotto che si firma Gianni Palagonia, che racconta in forma romanzata episodi della propria vita. Ad un certo punto, nel libro, ricorda come lui ed altri colleghi avessero formato un “comitato” deciso a combattere la mafia utilizzando mezzi illegali: “Sapevo che avevamo concepito qualcosa di molto grave”, scrive Palagonia “[…] Era la rabbia accumulata per aver visto troppe cose sbagliate, per il fallimento di un sistema a cui avevamo dedicato le nostre vite”.
    Il progetto iniziale sarebbe stato trasformato drasticamente.

    Le cose si complicano: Nelle mie intenzioni iniziali, questa doveva essere una storia più semplice e lineare di quelle che scrivo di solito, ma poco dopo averla iniziata mi resi conto di una cosa: non amo scrivere storie semplici e quindi dovevo assolutamente complicarla un po’. Cominciai quindi a ingarbugliare le cose ideando l’incontro nella banca super controllata, con DK che riusciva ad ascoltare la conversazione grazie alla radiospia nel cucchiaino da caffè, e poi il colpo al treno. Inizialmente, infatti, pensavo di non inserire un vero e proprio colpo, ma di far entrare in scena Diabolik dopo un furto, inseguito dalla polizia; il criminale si sarebbe sbarazzato facilmente di tutti gli inseguitori tranne uno, il Giustiziere, che si era unito alla caccia dopo aver sentito la notizia ascoltando le frequenze radio della polizia.
    Tra l’altro, quando iniziai a scrivere la storia, dietro la maschera del Giustiziere doveva esserci Nolan. Ad un certo punto decisi di cambiare le carte in tavola e dal “comitato” trassi l’idea di un team formato da mente (Nolan) e braccio (Toser). A quel punto, decisi di trasformare Nolan in uno zoppo per divertirmi alle spalle dei lettori più scaltri, dato che in genere in un giallo quando compare uno zoppo o un paralitico, che sembra impossibilitato dall’aver commesso i delitti, alla fine l’assassino si rivela essere proprio lui. Il rovescio della medaglia, però, è che per i lettori meno “assuefatti” ai tipici trucchi dei gialli, probabilmente l’identità del Giustiziere è apparsa ovvia fin dall’inizio… e in effetti, qualcuno ha contestato che fosse troppo facile da capire. La cosa è alquanto ironica, soprattutto se si pensa che durante la scrittura della maggior parte del soggetto, per me l’assassino era proprio Nolan :)

    Furto con destrezza: La vicenda del treno “scomparso” è derivata – modificandola - da un giallo radiofonico di Ellery Queen del 1943 (trasformato in seguito in racconto breve), in cui un treno che scorta un prigioniero viene deviato su una linea morta mentre un complice del criminale, in contatto con la polizia, comunica falsamente il corretto passaggio del treno alla stazione precedente di quella dove è atteso. Quando il mezzo non giunge alla stazione successiva, alla polizia sembra scomparso nel nulla.
    Era un’idea che mi piaceva, ma non utilizzabile così com’era, perché non vedendo arrivare il treno Ginko avrebbe contattato anche la pattuglia che gli aveva dato la comunicazione perché prendesse parte alle ricerche. Se anche del colpo se ne fosse occupata solo Eva, Diabolik non avrebbe comunque potuto unirsi alle ricerche, perché le pattuglie di polizia sono composte da due agenti e lui non usa altri complici; quindi l’ispettore avrebbe capito subito cos’era successo.
    Mi venne quindi l’idea di invertire la situazione: Diabolik non avrebbe mentito, dicendo a Ginko che il treno era regolarmente passato per la stazione, ma una volta scoperto che la comunicazione gli era stata fatta dal criminale, Ginko si sarebbe convinto del contrario, cercando il treno nel tratto sbagliato della linea ferroviaria. Alla fine, quindi, il trucco è parzialmente “rubato”, ma sono parecchio orgoglioso della trovata che ho ideato, perché mi sembra che rappresenti l’essenza di ladro geniale di Diabolik :)

    I segnalatore scomparsi: Sia nella mia versione che in quella pubblicata, il Giustiziere arriva a Diabolik grazie ad un segnalatore fornito da Ginko, ma il dispositivo che avevo ideato io era differente: era normalmente inattivo e veniva attivato con un segnale via radio dalla stazione di polizia solo dopo che Diabolik aveva compiuto il furto, e a quel punto cominciava a trasmettere la propria posizione. Andrea e Mario decisero di eliminarlo, sostituendolo con il congegno già apparso nella storia “Il Momento Sbagliato”; io avevo scritto il soggetto poco prima dell’uscita di quel racconto e quindi all’epoca non ne conoscevo l’esistenza.
    Nel mio soggetto c’era però anche un secondo segnalatore, sempre attivo, tramite cui veniva monitorata la posizione del treno minuto per minuto. Eva ne rilevava la presenza, ne bloccava il segnale e lo trasferiva ad un secondo dispositivo, da lei piazzato su un carrello che scorreva su binari, che inviava il segnale alla centrale impedendo che questi si accorgessero che il treno aveva deviato dal percorso. Questo ulteriore segnalatore è stato eliminato dalla storia per motivi di spazio.

    Qual è la verità?: Dall’idea di partenza di uno scontro fra Diabolik e un giustiziere - unito a una riflessione sul concetto di giustizia - la storia ha finito per incentrarsi sul tema di quanto la verità sia sfuggente nella realtà e spesso difficilmente determinabile.
    Tranne quando un criminale viene colto sul fatto, nella maggior parte dei casi non si saprà mai davvero se una persona è colpevole o innocente. Ogni sentenza emessa da un tribunale è semplicemente una teoria che chi giudica ha ritenuto corretta… ma potrebbero essergli mancargli elementi essenziali per comprendere come sono andate davvero le cose.
    Chi costruisce una storia contro la pena di morte, generalmente sceglie di incentrarla sulla storia di un uomo condannato ingiustamente, ma questa è una scelta semplicistica. Chiunque si indigna quando ha la certezza che è stato condannato un innocente; il problema vero, invece, è proprio il fatto che spesso non si può sapere se una persona è davvero colpevole o innocente.
    Quando iniziai a “complicare” la mia storia, decisi quindi che inizialmente avrei cercato di convincere il lettore che il “condannato” era colpevole e poi avrei sgretolato le sue certezze, mostrandogli un’ipotesi opposta altrettanto credibili e chiudendo il racconto senza rivelare quale fosse la verità. E proprio il dubbio di aver ucciso un innocente, senza poter sapere se fosse vero o no, sarebbe stato il dramma che avrebbe consumato il mio giustiziere nel finale.

    Sdoppiamento di personalità: Quel finale però, non era conciliabile con l’idea che mi ero costruito fino a quel momento del “Giustiziere”. Il personaggio che stavo ideando era un uomo con un senso della giustizia talmente estremo da sconfinare nella follia, non era quindi credibile che rimasse sconvolto dal dubbio di aver ucciso un innocente: si sarebbe semplicemente rifiutato di accettare l’idea.
    Mi riallacciai quindi all’idea del “comitato” fra poliziotti di Palagonia, sdoppiando il Giustiziere in due personaggi dalle caratteristiche completamente diverse. Il secondo sarebbe stato più influenzabile, con un maggior bisogno di conferme sul fatto che quanto stava facendo era giusto e che quindi sarebbe stato psicologicamente distrutto dall’idea di aver ucciso qualcuno che forse non era colpevole.

    L’alternativa: Sapevo però che il finale che stavo andando a proporre era qualcosa di anomalo per Diabolik. C’era già stata – è vero – la storia “Patto al Veleno”, che si chiudeva senza rivelare se un certo personaggio sarebbe sopravvissuto oppure no, ma terminare l’episodio senza rivelare chi era il colpevole di un omicidio che era uno dei punti fondamentali dell’episodio, mi sembrava una decisione molto più estrema e temevo che Mario potesse non approvarla.
    Avevo quindi deciso che se fossi stato costretto ad una scelta, la soluzione corretta si sarebbe rivelata la prima: l’assassino non era Diabolik. Dal punto di vista narrativo, sarebbe infatti risultata più forte l’idea che il Re del Terrore si fosse salvato grazie alla sua intelligenza, “colpendo” il Giustiziere nel suo punto debole con una falsa rivelazione ideata sul momento. Per fortuna Mario ha accettato l’idea originale non è stato necessario scegliere una singola “verità” fra le due possibili.

    Un tema scomodo: C’era invece un altro elemento nella versione originale del soggetto, che Mario non ha approvato: quello degli abusi sessuali di Vorniz su sua figlia, che non era Chiara ma una bambina di nome Livia. Nella versione che Diabolik raccontava a Toser, il motivo per cui il conte era stato ucciso era proprio questo: in cassaforte non custodiva solo l’oggetto che gli era stato rubato, ma anche una serie di fotografie che mostravano i suoi abusi. Vorniz era quindi stato ucciso per liberare la bambina da quell’incubo e le fotografie erano state distrutte per evitare che venissero ritrovate dalla polizia e che i giornali trasformassero la bambina in un caso umano su cui speculare per aumentare le vendite. O questo, almeno è quanto diceva Diabolik; impossibile da verificare, perché nel frattempo anche Livia era morta in un incidente.
    Nonostante la pesantezza della vicenda raccontata (resa ancora più triste dalla morte accidentale della vittima), quello che mi piaceva di questa versione è che permetteva di aprire la storia mostrando la scena in cui Vorniz veniva accoltellato pur non rappresentando alcun pericolo per il ladro, cosa che avrebbe portato il lettore alla certezza che Diabolik ed Eva non c’entravano… almeno fino al racconto di Diabolik. Il tema venne però giudicato troppo forte da Mario per essere utilizzato come elemento di contorno all’interno di una storia il cui punto principale era altro.

    Il rituale: Uno dei particolari che distinguono un comune omicidio da un’esecuzione è il rituale: che si tratti di sedia elettrica, puntura letale, ghigliottina o altro, la sentenza viene sempre eseguita seguendo un rito con passi ben precisi e codificati, perciò era importante che anche il mio giustiziere ripetesse ogni volta lo stesso rituale, dato che lui non si considera un assassino ma l’esecutore di una giusta condanna. Nella mia versione, il rituale si chiudeva con il giustiziere che lasciava cadere sul corpo del morto un cartoncino con la scritta “giustizia è fatta” per firmare i suoi delitti. Andrea aveva pensato di sostituire quel “biglietto da visita” con la carta dei tarocchi raffigurante la giustizia e io avevo approvato l’idea; Mario evidentemente no e nella versione definitiva è ricomparsa la frase “giustizia è fatta”, ma solo pronunciata a voce.
    Tra l’altro, gli elementi ripetitivi e la firma nel compimento dei delitti sono elementi tipici di alcuni assassini seriali e il giustiziere di questa storia è a tutti gli effetti un serial killer, anche se lui non se ne rende conto e si giudica ben diversamente.

    L’uomo della calibro 9: È interessante notare che benché io mi riferisca sempre al personaggio con il nome di Giustiziere, come avveniva nel mio soggetto, nella versione finale della storia in realtà viene sempre chiamato “L’uomo della Calibro 9”.
    Il fatto è che un personaggio definito “Il giustiziere” era già apparso nella serie, nell’albo de Il Grande Diabolik intitolato “L’Ombra del Giustiziere” (tra l’altro ispirato ad una mia idea); in quel caso non si trattava però di un vigilante, ma della moglie di uno dei secondini corrotti da Eva nel numero 3 della serie, che ricattava la città con una serie di attentati richiedendo la cattura e l’esecuzione di Diabolik per cessare la sua attività.

    I due volti della giustizia: L’idea di mettere a confronto le due diverse visioni di giustizia del Giustiziere e di Ginko era presente fin dall’inizio e fra i miei primi appunti per la storia c’era proprio la scena in cui Nolan, con la sua delirante idea di giustizia, arrivava a considerare Ginko in parte responsabile degli omicidi commessi da Diabolik perché aveva avuto più volte la possibilità di uccidere quel criminale ma non lo aveva fatto.
    Mario Gomboli definì la faccenda “abbastanza paracula” :D , perché è chiaro che Nolan ha necessità di uccidere Ginko per scampare alla galera, ma ha anche bisogno di trovare una giustificazione al suo gesto, che rientri nella propria, deformata, concezione di giustizia.
    I fatti che portavano alla cattura di Ginko a casa di Nolan erano però alquanto differenti nel mio soggetto rispetto alla versione pubblicata. Ginko, resosi conto che Diabolik non poteva aver scoperto ed eliminato in fretta il suo dispositivo, arrivava a casa di Nolan già convinto di essere stato ingannato da lui e avendo ormai intuito il suo piano. Ci andava comunque da solo, e non con una squadra di agenti, cercando di farlo confessare per poter giungere a Diabolik, perché era un uomo di cui aveva stima in passato e, commettendo un errore di valutazione, non giudicava che fosse così cambiato da arrivare a cercare di ucciderlo.
    Questa idea non è piaciuta alla redazione, che l’ha modificata, così come è cambiato il modo in cui Nolan mette fuori gioco Ginko; nella mia versione utilizzava un bastone truccato che lanciava un dardo soporifero… un’idea che seguiva la mia linea di pensiero iniziale, secondo cui il Giustiziere avrebbe utilizzato trucchi alla Diabolik. Nella versione della storia che ho consegnato, però, quello era l’unico trucco rimasto.

    I vecchi: Per i due anziani che compaiono nelle tavole 8 e 9, Andrea ha indicato a Matteo Buffagni di disegnarli ispirandosi ai i due vecchietti brontoloni che chiudevano con una battuta diversa ogni puntata del Muppet Show. Qualcuno aveva notato la somiglianza?

    Matteo e il Punitore: A proposito, dato che l’idea iniziale di questa storia derivava dal personaggio del Punitore (anche se ho finito per allontanarmene), sono stato particolarmente contento del fatto che i disegni siano stati affidati a Matteo Buffagni, che lavora anche per la Marvel e in passato è stato proprio uno dei disegnatori di “The Punisher”.

    E chiudiamo qui.
    In realtà mi sono trattenuto, perché avrei potuto aggiungere diverse altre cose, ma già così temo che l'eccessiva lunghezza possa spingere qualcuno ad abbandonare la lettura e quindi non ho voluto esagerare :)
     
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    Robbè, grandeee!

    Davvero interessante questo dietro le quinte.
    Hai fatto bene a complicare la storia, e a depistarci! Che poi, adesso per forza di cose bisogna depistare sempre più i lettori, dopo oltre ottocento storie (tra classici e GDK)...

    Che dire, anche le altre idee mi sembrano buone (mi piacerebbe vedere sia una storia che si apre con Dk che uccide "inutilmente" una persona per poi scoprire che...; sia un'altra in cui qualcuno si immette sulle onde radio della pula per colpire criminali e non... )

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    Intanto un enorme grazie a Roberto per il suo splendido, splendido, splendido "dietro le quinte".

    Sono tanti i punti che vorrei approfondire, ma come lui temo di dilungarmi troppo.

    Parto da quello riferito evidentemente a me:

    CITAZIONE (rob.seven @ 16/7/2013, 14:30) 
    A quel punto, decisi di trasformare Nolan in uno zoppo per divertirmi alle spalle dei lettori più scaltri, dato che in genere in un giallo quando compare uno zoppo o un paralitico, che sembra impossibilitato dall’aver commesso i delitti, alla fine l’assassino si rivela essere proprio lui. Il rovescio della medaglia, però, è che per i lettori meno “assuefatti” ai tipici trucchi dei gialli, probabilmente l’identità del Giustiziere è apparsa ovvia fin dall’inizio… e in effetti, qualcuno ha contestato che fosse troppo facile da capire. La cosa è alquanto ironica, soprattutto se si pensa che durante la scrittura della maggior parte del soggetto, per me l’assassino era proprio Nolan :)

    E qui ti devo smentire, ché se vieni a rovistare nella mia videoteca ho pure cose veramente improbabili come "Passi di morte perduti nel buio" :D
    Il discorso è che gli indiziati erano comunque due, una scelta al 50% dettata probabilmente da motivi di spazio, e un espediente simile era già stato usato in un altro episodio:

    "Ti strapperò il cuore"


    Poi ti chiedo se e quanto siano intervenute delle ispirazioni cinematografiche:

    CITAZIONE (rob.seven @ 16/7/2013, 14:30) 
    Tranne quando un criminale viene colto sul fatto, nella maggior parte dei casi non si saprà mai davvero se una persona è colpevole o innocente. Ogni sentenza emessa da un tribunale è semplicemente una teoria che chi giudica ha ritenuto corretta… ma potrebbero essergli mancargli elementi essenziali per comprendere come sono andate davvero le cose.
    Chi costruisce una storia contro la pena di morte, generalmente sceglie di incentrarla sulla storia di un uomo condannato ingiustamente, ma questa è una scelta semplicistica. Chiunque si indigna quando ha la certezza che è stato condannato un innocente; il problema vero, invece, è proprio il fatto che spesso non si può sapere se una persona è davvero colpevole o innocente.
    Quando iniziai a “complicare” la mia storia, decisi quindi che inizialmente avrei cercato di convincere il lettore che il “condannato” era colpevole e poi avrei sgretolato le sue certezze, mostrandogli un’ipotesi opposta altrettanto credibili e chiudendo il racconto senza rivelare quale fosse la verità. E proprio il dubbio di aver ucciso un innocente, senza poter sapere se fosse vero o no, sarebbe stato il dramma che avrebbe consumato il mio giustiziere nel finale.

    Potrebbe essere una versione con un finale meno politically correct di "La parola ai giurati"? L'idea di fondo mi sembra quella.

    CITAZIONE (rob.seven @ 16/7/2013, 14:30) 
    Nella mia versione, il rituale si chiudeva con il giustiziere che lasciava cadere sul corpo del morto un cartoncino con la scritta “giustizia è fatta” per firmare i suoi delitti. Andrea aveva pensato di sostituire quel “biglietto da visita” con la carta dei tarocchi raffigurante la giustizia e io avevo approvato l’idea

    E qui forse bisognerebbe chiedere a Pasini... ma... "Scoop" di Woody Allen?

    CITAZIONE (rob.seven @ 16/7/2013, 14:30) 
    È interessante notare che benché io mi riferisca sempre al personaggio con il nome di Giustiziere, come avveniva nel mio soggetto, nella versione finale della storia in realtà viene sempre chiamato “L’uomo della Calibro 9”.

    Qui non posso fare a meno di pensare a "Milano calibro 9", ma probabilmente questo dipende dal fatto che io adori quel film più che da una reale ispirazione!
     
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    Invece dovete dilungarvi.... Non abbiate paura di tediare, gli spazi del Forum sono concepiti per dare la possibilità di argomentare senza alcun problema di spazio. :)
    Detto questo, ringrazio Roberto per il suo Dietro le Quinte e sono davvero felice di essere riuscito, in qualche modo, ad aver capito pienamente la differenza e le differenze tra Nolan e Toser (differenze che, a mio modo di vedere, sono chiarissime e tremendamente efficaci, soprattutto se guardiamo dal punto di vista della vendetta finale di Diabolik).
    Una vendetta di quel tipo, ai danni di Nolan, non avrebbe avuto alcun effetto proprio per la visione quasi folle di giustizia da parte di quest'ultimo, proprio per la sua estrema caratterizzazione.
    Non è soltanto una bella storia di Diabolik questo "Sentenze di Morte", ma un vero e proprio filtro per una interessantissima discussione sul tema giustizia, sulla problematica burocratica dei processi e su ciò che tutto questo può portare nei confronti di un uomo come Toser o come Ginko. Solo un uomo della forza di Ginko può riuscire a restare fedele a se stesso,senza cadere nell'errore di trasformarsi in criminale.

    Ma di quello che scrive rob mi ha colpito moltissimo questo aspetto (pura filosofia):

    "Tranne quando un criminale viene colto sul fatto, nella maggior parte dei casi non si saprà mai davvero se una persona è colpevole o innocente. Ogni sentenza emessa da un tribunale è semplicemente una teoria che chi giudica ha ritenuto corretta… ma potrebbero essergli mancargli elementi essenziali per comprendere come sono andate davvero le cose.
    Chi costruisce una storia contro la pena di morte, generalmente sceglie di incentrarla sulla storia di un uomo condannato ingiustamente, ma questa è una scelta semplicistica. Chiunque si indigna quando ha la certezza che è stato condannato un innocente; il problema vero, invece, è proprio il fatto che spesso non si può sapere se una persona è davvero colpevole o innocente."


    Ci tenevo, poi, a far notare come da una storia a fumetti possano evincere discussioni di questo tipo che certamente arricchiscono ognuno degli interlocutori. L'importanza di un fumetto o di un qualsiasi prodotto di intrattenimento non è dovuta al fatto che questo prodotto deve soltanto "intrattenere". Ma un insegnamento (che sia etico o di altro tipo poco importa) andrebbe sempre trasmesso.
    E mi sembra che Diabolik questa cosa la faccia in continuazione.
     
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    CITAZIONE (Neogrigio @ 16/7/2013, 18:06) 
    Il discorso è che gli indiziati erano comunque due, una scelta al 50% dettata probabilmente da motivi di spazio,

    Sì, in effetti avevo pensato di estendere almeno a tre i personaggi sospettabili, ma dare spazio ad un terzo personaggio risultava complicato. Già Toser ha meno spazio di quanto avrebbe meritato nella prima parte.

    CITAZIONE
    Potrebbe essere una versione con un finale meno politically correct di "La parola ai giurati"? L'idea di fondo mi sembra quella.

    In effetti, ora che mi ci fai pensare, l'idea di base è praticamente la stessa.
    Quel film l'ho visto da ragazzo e mi aveva colpito parecchio, ma quando ho ideato la storia non ci pensavo minimamente.
    Direi che posso benissimo essermi ispirato a quello inconsciamente, perché le riflessioni a cui puntava quella storia sono sedimentate dentro di me negli anni.


    CITAZIONE
    E qui forse bisognerebbe chiedere a Pasini... ma... "Scoop" di Woody Allen?

    Il killer dei tarocchi?
    Può essere, ma in effetti sta a lui rispondere.

    CITAZIONE
    Qui non posso fare a meno di pensare a "Milano calibro 9", ma probabilmente questo dipende dal fatto che io adori quel film più che da una reale ispirazione!

    Il nome è stato scelto da Mario, se non ricordo male. Non credo che ci sia un riferimento a quel film, ma non posso saperlo.

    CITAZIONE (DK Iudika @ 16/7/2013, 18:57) 
    L'importanza di un fumetto o di un qualsiasi prodotto di intrattenimento non è dovuta al fatto che questo prodotto deve soltanto "intrattenere". Ma un insegnamento (che sia etico o di altro tipo poco importa) andrebbe sempre trasmesso.
    E mi sembra che Diabolik questa cosa la faccia in continuazione.

    Se ci fermiamo al primo punto sono d'accordo, oltre ad intrattenere una buona opera di fiction deve anche cercare di fare altro... nel caso di un prodotto seriale, non è necessario che lo faccia continuamente - c'è bisogno anche di sano intrattenimento - ma ogni tanto sì.

    Sono meno d'accordo quando si parla di "insegnamenti". Forse perché personalmente non mi sento di aver niente da insegnare a nessuno.
    Quello che ho cercato di fare qui, non è dare un insegnamento o lanciare un messaggio... ma spingere i lettori ad una riflessione. Ognuno poi rifletterà a modo proprio e giungerà alle proprie conclusioni.

    Torno ad usare la storia "Un Uomo Violento" come esempio, anche se io c'entro davvero in piccolissima parte, con cose che ho già detto in mailing list.
    La storia non cerca di dare insegnamenti alle donne maltrattate dai propri uomini, come è evidente dal fatto che la protagonista del racconto arriva al suicidio (e il suicidio non è certo un insegnamento)... ma cerca di far riflettere e di sensibilizzare i lettori su fatti gravissimi e purtroppo molto diffusi.
     
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    CITAZIONE (rob.seven @ 16/7/2013, 21:32) 
    CITAZIONE (DK Iudika @ 16/7/2013, 18:57) 
    L'importanza di un fumetto o di un qualsiasi prodotto di intrattenimento non è dovuta al fatto che questo prodotto deve soltanto "intrattenere". Ma un insegnamento (che sia etico o di altro tipo poco importa) andrebbe sempre trasmesso.
    E mi sembra che Diabolik questa cosa la faccia in continuazione.

    Se ci fermiamo al primo punto sono d'accordo, oltre ad intrattenere una buona opera di fiction deve anche cercare di fare altro... nel caso di un prodotto seriale, non è necessario che lo faccia continuamente - c'è bisogno anche di sano intrattenimento - ma ogni tanto sì.

    Sono meno d'accordo quando si parla di "insegnamenti". Forse perché personalmente non mi sento di aver niente da insegnare a nessuno.
    Quello che ho cercato di fare qui, non è dare un insegnamento o lanciare un messaggio... ma spingere i lettori ad una riflessione. Ognuno poi rifletterà a modo proprio e giungerà alle proprie conclusioni.

    Torno ad usare la storia "Un Uomo Violento" come esempio, anche se io c'entro davvero in piccolissima parte, con cose che ho già detto in mailing list.
    La storia non cerca di dare insegnamenti alle donne maltrattate dai propri uomini, come è evidente dal fatto che la protagonista del racconto arriva al suicidio (e il suicidio non è certo un insegnamento)... ma cerca di far riflettere e di sensibilizzare i lettori su fatti gravissimi e purtroppo molto diffusi.

    Caro rob, non è questione di non pensare di avere niente da insegnare a nessuno o di non volerlo fare. E' questione che il messaggio passa ugualmente e passa in tutte le sue forme. Poi dipende dal soggetto che lo recepisce, da come lo recepisce e da ciò che ne estrapola, ma il messaggio passa, inevitabilmente.
    E poi il far riflettere e il sensibilizzare è forse uno dei più grandi insegnamenti che ci possano essere.
    Mi disse una volta un professore universitario di Storia della Filosofia che è molto facile per gli studenti rispondere alle domande sui libri di testo, alle domande sui contenuti, in fondo basta leggere. E' molto più difficile provare a "scavare" all'interno del testo e provare a recepire pienamente il messaggio che ne sta dentro (che il più delle volte non è che si recepisca in modo così immediato).
    Hai detto che volevi spingere alla riflessione... Per parte mia non c'è insegnamento più grande di questo.
     
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    Un po' di miei rapidi appunti sparsi.

    Ovviamente anche questa mia mail è da considerare tutta uno SPOILER, regolatevi di conseguenza e, nel caso, non procedete nella lettura.


    Tarocchi. Non ho visto Scoop di Woody Allen, quindi da lì nessuna ispirazione. In realtà volevo solo rendere più forte visivamente il biglietto lasciato dal Giustiziere nella versione di Rob e, al contempo, trovare un modo per caratterizzare il personaggio agli occhi della stampa di Clerville in modo da non usare il nome "Giustiziere" che avevamo usato nel soggetto e ma che non potevamo usare in sceneggiatura. "L'assassino dei tarocchi" mi piaceva, ma scopro leggendo questa discussione che sarebbe stato troppo simile a quello di Allen. Mario ha risolto il tutto tagliandola carta dei tarocchi e costringendoci a trovare un nuovo nome.

    "L'uomo della calibro nove" l'ho proposto io, è stata una naturale conseguenza dall'aver tolto ogni segno fisico del rituale del Giustiziere dalle varie scene del crimine. Alla domanda "quale filo conduttore poteva esserci, per inquirenti e giornali, tra i vari omicidi?" la risposta più semplice era "l'arma del delitto". E quindi ho proposto "l'uomo della calibro nove". L'ho fatto avendo nelle orecchie il titolo del film di Di Leo? È probabile... non è però stata una citazione voluta e consapevole.

    Segnalatori in sospeso. Il cambio tra il segnalatore proposto da Roberto e quello già usato da Ginko ne “Il Momento Sbagliato” è stato dettato dalla voglia di fare economia. Nella serie avevamo già un marchingegno che assolveva a quel compito, e che non era ancora stato usato per Diabolik. C'è sembrato più logico che Ginko usasse quello (Ginko era lì che aspettava da allora l'occasione giusta) piuttosto che tirarne fuori uno nuovo. Adesso che quel segnalatore speciale l'abbiamo bruciato, alla prossima occasione potremo usare quello di Roberto :)

    la pistola esplosiva il punto del soggetto che ci ha fatto penare di più (a me e a Roberto) è stato il trovare una giustificazione convincente e non macchinosa del perché Diabolik mettesse del plastico nella canna della pistola di Toser. Eravamo certi che lo avrebbe fatto (il colpo di scena della morte di Nolan ci convinceva molto) ma non trovavamo un perché che fosse del tutto soddisfacente. L'ha trovato, senza neanche penare troppo, il buon Gomboli.

    Il flashback assente. In Diabolik c'è la convenzione che non possono esistere "flashback ipotetici" o, men che meno, "flashback falsi". Se vediamo un FB siamo sicurissimi che ciò che è mostrato nel FB è sicuramente vero in ogni dettaglio, non si può sfuggire. Per esempio gioca con questa convenzione il numero dei 50 anni di Diabolik dello scorso novembre.
    In questa sceneggiatura mi sono trovato col problema di scrivere la scena in cui Diabolik racconta al Giustiziere la sua verità sulla morte del conte. Visto che il cardine di questa parte della storia è che non sapremo MAI quale delle due versioni sia vera (neanche noi autori lo sappiamo) la scrittura di quella spiegazione poneva difficoltà. Perché in nessun caso avrei potuto mostrare in FB quanto diceva Diabolik, d'altronde se il racconto di Diabolik di quella notte non avesse fatto partire un flashback sarebbe stato un chiaro campanello dall'arme per il lettore più scafato e si sarebbe sentita la puzza di bugie.
    Ho provato a trarmi d'impiccio affidando quella ricostruzione a un serrato dialogo tra i due, in modo da non lasciare "lo spazio fisico" a un eventuale flashback di partire (in quel dialogo Diabolik non parla mai per due vignette di seguito senza essere interrotto da una battuta di Toser. A qualche lettore magari sarà comunque restata la sensazione che se non abbiamo visto la scena in FB vuol dire che quella scena non è avvenuta, di mio ho fatto il possibile per distrarlo :)

    Il titolo provvisorio. Come già detto più volte nei nostri "dietro le quinte" i titoli provvisori hanno il compito di ricordare alla redazione di quale storia si stia parlando senza ombra di dubbio. Da questo punto di vista il titolo proposto da Roberto non andava molto bene lui proponeva... "Sentenze di morte" :) io ho preferito usare come titolo "Il Giustiziere". Poi, quando si è trattato di decidere il titolo definitivo, Mario ha deciso che quello proposto da Rob andava benissimo.
     
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    A questo turno doppio backstage... Grazie Andrea per queste precisazioni e queste utilissime informazioni. ;)
    A questo punto, però, mi vien spontaneo chiederti, da autore, cosa pensi di Ginko, come ti sembra si possa gestire nelle storie e se a volte non pensi mai che un personaggio che ha un così alto senso della Giustizia e ha un animo talmente puro e cristallino non sia un po' limitato nell'uso che se ne può fare in una storia (io personalmente penso che Ginko sia perfetto così com'è, ma mi interessava moltissimo sentire un parere molto più autorevole)...

    Edited by DK Iudika - 17/7/2013, 13:39
     
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    CITAZIONE (andrea pasini @ 17/7/2013, 13:11) 
    "L'assassino dei tarocchi" mi piaceva, ma scopro leggendo questa discussione che sarebbe stato troppo simile a quello di Allen.

    Si poteva usare comunque. Sarebbe semplicemente sembrata una citazione... cosa che poteva essere benissimo.

    CITAZIONE
    d'altronde se il racconto di Diabolik di quella notte non avesse fatto partire un flashback sarebbe stato un chiaro campanello dall'arme per il lettore più scafato e si sarebbe sentita la puzza di bugie.

    La cosa è relativa... "Ricordo del Passato" è quasi tutto un flashback con il remake del n.3, ma oltre a quello ci sono diverse pagine - non in flashback - con lunghi dialoghi in cui Eva rivela a Diabolik che non è vero che è stata lei a gettare lord Kant nella fossa della pantera e che quando è stata assunta da Peter Sorel, per cui ha fatto la segretaria, non sapeva fosse un gangster.
    Nessuno ha mai contestato che quelle dichiarazioni dicendo che potevano essere false, probabilmente non ci si aspetta che Eva menta a Diabolik... però rappresentano anche un precedente di vicende passate di cui si forniscono rivelazioni vere solo attraverso dialoghi - senza mostrarle in flashback.

    CITAZIONE
    Come già detto più volte nei nostri "dietro le quinte" i titoli provvisori hanno il compito di ricordare alla redazione di quale storia si stia parlando senza ombra di dubbio. Da questo punto di vista il titolo proposto da Roberto non andava molto bene lui proponeva... "Sentenze di morte" :)

    Ma infatti, i titoli che io metto ai soggetti rappresentano sempre - per me - il titolo definitivo da dare alla storia; non uno provvisorio. D'altra parte, non rischiando di confondermi le storie, io non ho motivo di inserire un titolo provvisorio che mi rammenti di cosa si sta parlando :)
     
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    Re del terrore

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    Grazie mille anche a te, Andrea! :)
    Anche se non cercato, l'omaggio al grande Di Leo è una cosa ottima... a me quel nome ha subito richiamato i poliziotteschi (ma anche tutta la vicenda, con un "comitato" giustizialista che si frappone tra polizia a criminali!)

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  13. .rickydelrey
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    Devo ammettere che l'albo mi è sembrato forzato nella trama, questo è l'unico difetto che ho trovato, ma la storia mi è sembrata piena d'azione e suspense!
     
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  14. Docteur Mystère
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    E' la prima volta che scrivo su questo forum ma leggo Diabolik da anni (è stato il primo fumetto non americano e non disney che ho letto)! Bellissima storia! Voto:9.
     
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43 replies since 21/5/2013, 18:19   1835 views
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