Re del terrore
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Stà seminando un vespaio questa storia,come del resto era prevedibile.Questo avviene da parte di qualche lettore,non soddisfatto da questa presa di posizione,che scrive alla Astorina lamentandosi della storia,fonte Mario Gomboli,e questo lo posso anche accettare.Ma un quotidiano,il giornale,ha pubblicato una critica ben più pesante,quindi rende pubblica una situazione fumettistica a livello nazionale,qui c'è gente,lettori, che mai ha avuto a che fare con il fumetto Diabolik,le si pone davanti questa questione,in un momento delicato,di conseguenza DK viene tacciato per fumetto politico,per l'ennesima volta,ogni volta che si cerca di trattare un tema sociale con le dovute accortezze. nel fumetto non si parla di due gay che si vogliono sposare,ma semplicemente di due gay che vorrebbero essere liberi di amarsi,non nascondendosi. Di seguito pubblico l'articolo incriminato e la risposta del direttore Gomboli.
Salvate Diabolik dal buonismo
di Redazione
La copertina dell'ultimo numero di Diabolik sembrava promettere bene: gli occhi terrificanti e di ghiaccio del «re del terrore» dietro a una torre da cui cade giù un uomo. Titolo: «Il segreto della rocca». Poi, dentro, ci si ritrova con una tra le più banali storie buoniste che si sia avuto occasione di leggere. È tutto un inneggiare all'amore profondo e disperato tra due omosessuali, uno dei quali si suicida appunto per amore. Manco fosse Liala o Carolina Invernizio. Tanti anni fa, ai tempi del referendum sul divorzio, il «fumetto del brivido» annunciava, in seconda di copertina e tutto in rosso, che Diabolik avrebbe votato per il mantenimento della legge. Vabbè, pensava il lettore: Diabolik ed Eva Kant erano conviventi more uxorio, senza prole e delinquenti di mestiere; perciò, figurarsi se amavano la famiglia. Oggi, continuando così, la coppia criminale per antonomasia richiederebbe i Pacs. E, di buonismo in buonismo, vedremo «il re del terrore» aiutare le vecchiette ad attraversare la strada. A quando una puntata in cui, inguainato nella tuta nera, somministrerà l'eutanasia a un malato? Sì, perché il numero in edicola è così politically correct che svacca continuamente contro gli oppositori dell'aborto, della procreazione assistita, dell'inseminazione artificiale e il restante armamentario dei radicali nostrani, abbondando in insulti che poco si preoccupano della congruenza (sono definiti «idioti», «dementi» e «imbecilli» ma, nella storia, costituiscono una congrega occulta e potentissima). Da Diabolik a Robin Hood, insomma, passando per tutte le tappe ideologiche del pensiero di sinistra. Eva Kant, per esempio, da oca tremebonda dei primi numeri è diventata la femminista arrabbiata di centinaia di storie, assumendo il ruolo di trascinatrice di un «re del terrore» ormai pantofolaio al salvataggio degli animali vivisezionati, contro i cravattari e gli inquinatori. Nato come fotocopia del feuilleton francese Fantomas (con lady Kant al posto di lady Beltham, Ginko al posto di Juve e Gustavo Garian al posto di Fandor) e sempre in mezzo ai nobili ingioiellati della Costa Azzurra, ha smesso di uccidere innocenti e poliziotti da un sacco di tempo: ora usa un innocuo lancia-aghi anestetici, si commuove per i bimbi abbandonati e i gattini teneri. E passi per l'auto vecchia di quarant'anni che si ostina ad usare, ma anche al politically correct ci dovrebbe essere un limite, altrimenti il conformismo, in un eroe che voleva essere «nero» e «negativo», diventa davvero piatto e stucchevole. Il culmine è stato raggiunto quando il Nostro si recò per lavoro in un Paese orientale che era facilissimo riconoscere come la Cina maoista. Guardando i risultati della rivoluzione e ammirato per quel che vedeva, ebbe a dichiarare: «Qui io non avrei ragione di esistere». Infatti, là dove è stata abolita la proprietà privata un ladro diventa superfluo. Molto probabilmente ci siamo persi qualche altra perla del «fumetto del brivido», ma non abbiamo letto, effettivamente, tutte le settecentocinquanta storie del «Fantomas de noantri»: chissà quante altre chicche rifondarole e pannelliane ci avrebbe riservato. Intanto, questa: progettando di farlo infiltrare nel giro dei gay, Eva dice a Diabolik: «Spero che per te vada bene». E lui risponde: «Nessun problema Eva, per me è un ambiente che non ha nulla di diverso da un altro». Però, poi, ai soggettisti deve essere parso un tantino azzardato far travestire Diabolik da gay, così alla fine lo hanno fatto fare a Eva. C'era una volta il Re del Terrore. Aridatece Dorellik.
Se vi interessa, alla fine del "report" farò un riassunto delle reazioni di giornalisti e fans (extra ML) alla storia di gennaio. Come prevedibile ha sollevato un polverone, in positivo e/o in negativo (vedi Il Giornale), ma sono rimasto veramente amareggiato dalle molte lettere incattivite di lettori che hanno scritto al sito. Alcune le metterò - ovviamente anonimizzate - in lista. Non credevo, ingenuamente, che tanta gente avesse ancora un atteggiamento scandalizzato di fronte al banale problema di due gay che, semplicemente, "si amano". Soprattutto non me l'aspettavo dai lettori di Diabolik, abituati a stimare un ladro assassino sia pure decisamente anomalo. Comunque chi invece ha apprezzato la storia per i suoi contenuti, non si preoccupi: non rinpiango nulla, non cambierò idea, non smetterò MAI di inserire - periodicamente, con garbo e delicatezza come facevano le sorelle Giussani - problemi "veri" nelle nostre storie. E se questo mi costerà qualche "probo" lettore, pazienza. Mario Gomboli
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