Ciao Sergio

Topic ricordo di sergio Zaniboni

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    Re del terrore

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    Piccola premessa, sono mesi che non accedo al forum, per motivi miei, anche se continuo a portare avanti il nome della mia creatura su facebook e su instagram, con discreto successo, ma oggi non potevo limitare il ricordo di Sergio Zaniboni solo a quei canali.
    Sergio Zaniboni è stato il papà grafico di Diabolik, Eva, Ginko e tutto quello che ruota attorno alle loro avventure, nel senso che il tratto definitivo che doveva avere il personaggio, secondo le sorelle Giussani, era nella matita di Zaniboni, di cui ricordiamo le infinite copertine e i migliori disegni degli albi, da sempre, per questo oggi ho scritto sui social che se ne è andato anche il papà di Diabolik.
    Negli anni d'oro del forum non passeranno mai fuori dalla memoria le infinite discussioni da parte di uno dei nostri utenti più legato al forum, in quel periodo, Mad Fighter, che in un certo senso è sempre stato "allievo" di Zaniboni e ha avuto anche modo di difenderlo qui sul forum da un attacco gratuito da parte di un utente. Oggi è stato il primo che ho contattato Alberto, questo il suo nome, che nel frattempo ha cominciato a muovere i suoi primi passi nel mondo del fumetto, e a lui ho chiesto di scrivere un ricordo da parte del forum, che spero di pubblicare nei prossimi giorni.
    Non so neanche bene come ho scritto e quello che ho scritto stasera, un po l'emozione del fatto triste, un po il ritorno (unico) sul forum per un post dopo tanto tempo. Io spero che i vecchi utentivogliano portare un loro contributo a questo post, con un ricordo.
    Mi congedo con un abbraccio simbolico alla redazione dell'Astorina, agli amici del Diabolik club che hanno conosciuto Sergio, Al figlio Paolo e alla famiglia tutta. Da parte del fondatore del diabolik Forum, Toni.
     
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    Re del terrore

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    Ho cominciato a leggere Diabolik negli anni '90, periodo nel quale il tratto di Sergio Zaniboni aveva canonizzato definitivamente il personaggio dopo un'evoluzione e una "rivoluzione", che, graficamente, il personaggio non ha più sentito l'esigenza di abbandonare. Sono quindi legatissimo al tratto cinematografico, asciutto, dinamico che il grande maestro torinese ha saputo dare al Re del Terrore e ho sempre pensato che il tratto di Zaniboni FOSSE Diabolik, perfetto in tutto e per tutto.
    Leggere la triste notizia della sua scomparsa è stato un colpo al cuore. E penso che questo senso di tristezza abbia coinvolto tutti i fan di Diabolik, da quelli più vecchi ai più giovani.
    Un abbraccio simbolico al figlio Paolo e sentite condoglianze a tutta la famiglia.
    La meravigliosa opera di Sergio Zaniboni resterà sempre ben visibile, lo farà restare sempre nel cuore di tutti noi.
     
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  3. riccardo 24
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    Pur considerando enzo facciolo il padre grafico di Diabolik,Non posso non riconoscere la grandezza di Sergio Zaniboni,uno tra i più grandi disegnatori italiani di sempre,il "suo" Diabolik è e rimarrà nella memoria collettiva di tutti noi lettori. Ciao Sergio.
     
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  4. AlbyArt
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    Premessa: quando Tony mi ha chiesto di scrivere qualcosa su Sergio ho esitato. E’ vero che sono legato a lui da questioni personali, che oltre al disegnatore ho avuto modo di conoscere l’uomo e mi ci sono affezionato enormemente. Ma non per questo mi sento in diritto più di altri di scrivere qualcosa su di lui. I famigliari e le persone che lo frequentavano quotidianamente potrebbero fare questo molto meglio di me. E poi sono uno riservato, non amo granché stare sotto i riflettori o raccontare i fatti miei. Poi ho pensato che Sergio mi ha dato veramente tanto e non è giusto tenere queste cose solo per me. Anche tutti quelli che non l’hanno conosciuto di persona ma amano la sua arte devono avere la possibilità di sapere qualcosa in più su di lui. Così mi sono deciso a buttare giù queste righe, un po’ meditandole e un po’ di getto, cercando di calibrare il racconto dei fatti con le emozioni che attraversano il momento in cui si va a scandagliare nei ricordi.

    Ho sempre avuto difficoltà a definire il mio rapporto con Sergio. Definirmi “amico” sarebbe troppo: l’amicizia è una cosa diversa, se mi definissi “amico” non sarebbe rispettoso nei confronti di quelli che sono stati i suoi amici veri. Forse potrei definirmi “allievo”, visto che l’ho sempre considerato il mio Maestro. Ma anche qui: se per “allievo” intendiamo una frequentazione assidua, come l’andare tutti i giorni nel suo studio, non ci siamo. Sergio l’ho incontrato di persona una manciata di volte(quattro o cinque in tutto), per il resto ci siamo sempre sentiti al telefono. Ma forse è proprio per via di queste telefonate che l’ho sempre considerato un rapporto speciale. Quanti disegnatori (specie di quel livello) si prenderebbero la briga di telefonarti a casa per darti qualche consiglio ogni volta che gli spedisci le fotocopie delle tue tavole? Pochi, davvero pochi.

    Lo conobbi nella mia città, durante una manifestazione culturale. Toccava a lui inaugurarla. Terminata l’intervista, lo aspettai ai piedi del palco. Mi strinse la mano e, quando mi chiese come mi chiamavo, dovetti ripetere il mio nome due volte: l’emozione di conoscerlo era talmente grande da avermi azzerato la voce. Gli mostrai le mie tavole e, dopo avermi dato qualche consiglio e scambiato due chiacchiere (rimasi stupito del fatto che fosse lui a chiedermi informazioni sul mio metodo di lavoro e non viceversa), afferrò una matita dalla tasca interna della giacca e mi scrisse il suo numero di telefono sul retro dei fogli. Impiegai mesi prima di trovare il coraggio di chiamarlo. Lo vedevo come un personaggio mitico, inarrivabile, non mi sembrava vero poter avere un contatto così diretto. Poi mi decisi e fu tutto molto semplice. Sergio non usava computer, Internet o mail (anche se, mi aveva confessato, gli sarebbe piaciuto iniziare ad armeggiare), e così l’unica soluzione possibile restava il telefono. Ecco, in quelle telefonate c’è tutto Sergio Zaniboni. Perché quando in giro si scrive che era una persona mite, tranquilla, umile, generosa, disponibile, non è la retorica del momento o la mitizzazione di un Maestro. E’ la pura verità. Sergio era così davvero, una persona senza pregiudizi che prestava la massima attenzione a chiunque gli si rivolgesse. Per lui non era importante se eri un disegnatore affermato, un ragazzino inesperto (come lo ero io), un appassionato, un lettore distratto, una persona semplicemente incuriosita dal suo mestiere o affascinata dal trovarsi davanti l’interprete (il più grande interprete) di un mito come Diabolik. Lui trattava tutti con la stessa gentilezza e la stessa educazione, indipendentemente da chi si trovava di fronte. E quando parlava di sé, del suo lavoro o della sua carriera, lo faceva sempre con estrema umiltà e senza filtri, a volte anche in modo autocritico, con un approccio totalmente diverso da quello degli artisti permalosi e pieni di sé che non ammettono mai di sbagliare. “I primi Diabolik che ho fatto erano bruttini – mi disse una volta – Poi sono migliorato”. Era un lavoratore instancabile, Sergio. “A quei tempi disegnavo dalle 5 di mattina alle 8 di sera – mi raccontò, parlando del periodo in cui disegnava 12 numeri di Diabolik all’anno – Oggi non lo farei più”. In ogni caso, per fare le matite di un Diabolik impiegava due mesi quando gli altri disegnatori ne impiegano all’incirca quattro. Una media di due tavole al giorno rimaneva un gran bel viaggiare. E ancora: “Quando ho accettato di fare il Texone pensavo di farlo nei ritagli di tempo. Quel vigliacco di Nizzi (“vigliacco” in tono scherzoso, ovviamente: Zaniboni e Nizzi erano in ottimi rapporti, avendo collaborato per tanti anni su “Il Giornalino”) disse che non avrebbe messo cavalli e invece mi ha dato una storia piena di cavalli, così per fare Tex ho dovuto dimezzare i Diabolik. Ci ho messo un anno e nove mesi a finirlo”.

    Le telefonate sono andate avanti un bel po’ di tempo. E’ stato un bel periodo, non solo perché avevo modo di imparare da quello che è sempre stato in assoluto il mio disegnatore preferito, ma anche perché, telefonata dopo telefonata, la confidenza cresceva ed è capitato più volte di scambiarci confidenze e impressioni personali o toccare argomenti che esulavano dal settore puramente artistico. Poi, purtroppo, Sergio ha iniziato a non stare bene e non me la sono più sentita di disturbarlo. Non sapevo esattamente quale problema avesse ma nelle ultime due o tre chiamate l’avevo sentito leggermente diverso dal solito, come se qualcosa di estraneo lo infastidisse. Non era più il caso di disturbarlo. Avevo intuito una certa voglia di riservatezza e le notizie emerse in questi giorni hanno confermato quell’impressione. Nonostante le condizioni di salute precarie e il fatto che avesse smesso di disegnare, però, ho sempre sperato in un colpo di scena capace di farlo tornare a firmare un nuovo episodio di Diabolik. In questi giorni, onestamente, non ho l’impressione che se ne sia andato. O almeno non ancora. Non so spiegare il motivo ma mi piace pensare sia dovuto al fatto che, avendo la casa piena di suoi fumetti, mi sembra sempre di averlo qui in giro a farmi compagnia. Anche nel periodo in cui le telefonate si sono interrotte l’ho sempre sentito vicino, come se avessimo smesso di chiacchierare il giorno prima. E ogni volta che mi siedo a disegnare qualcosa, qualsiasi cosa, c’è qualcosa dei suoi disegni e dei suoi insegnamenti che mi torna utile. Il bello degli artisti è proprio questo: con le loro opere accompagnano le nostre vite anche se non sono presenti personalmente. Per questo tutti possiamo dire di aver conosciuto Sergio. Del resto lo stile senza fronzoli, sintetico ed essenziale che ha caratterizzato l’ultima fase della sua produzione è perfettamente in linea con il suo carattere di persona semplice, contraria a ogni tipo di formalità e di cerimoniale. E disegnare in modo semplice è complesso esattamente quanto comportarsi con semplicità in un mondo così complicato. La semplicità, l’attenzione verso gli altri senza schemi o pregiudizi, è possibile anche in una realtà come quella attuale. Al di là di tutti i discorsi sul disegno, la lezione più importante che ho imparato da Sergio è questa qui.

    Grazie di tutto, Sergio. Sono certo che continuerai a farmi compagnia e a insegnarmi tantissime cose ancora per un sacco di tempo.
     
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    Criminale

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    Astorina
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    Grazie Alberto, in questi giorni così tristi è stato bello leggerti.
     
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  6. Sabatax
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    Una perdita indescrivibile quella di Sergio Zaniboni che con il suo tratto pulito e delicato ha delineato per più di trent'anni il volto di Diabolik, rendendolo definitivo e unico. Per me, che da sempre associo inevitabilmente Diabolik a Zaniboni è stato terribile leggere la notizia della sua morte, una notizia che non avrei mai voluto sentire che mi lascia triste ma al contempo carico di gratitudine per quanto ha fatto, contribuendo a farmi apprezzare e ad andare oltre la semplice fruizione del fumetto. Per questo e per tutte le avventure in cui mi hai fatto sognare, Sergio, ti ringrazierò per tutta la vita.

    Condoglianze al figlio Paolo e a tutta la famiglia. Diabolik ed Eva stessi avranno pianto per la scomparsa di uno dei loro papà più importanti, forse il più importante per la straordinaria perfezione delle opere che si è lasciato alle spalle, che hanno reso agli occhi del cuore i nostri amati eroi in nero qualcosa di più che semplici personaggi di carta. RIP. :(
     
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    Re del terrore

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    Dalla pagina della Redazione Astorina (http://diabolik.it/index_annuncio.php):

    Il 18 agosto Sergio Zaniboni ci ha lasciato.
    A partire dalla fine degli anni '60 aveva dato a Diabolik - e soprattutto a Eva Kant - l'inconfondibile impronta grafica che conosciamo. Con lui scompare un pezzo di storia non solo del Re del Terrore ma di tutto il mondo del fumetto italiano.
    Addio, Sergio. Nessuno di noi potrà mai dimenticarti.

     
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    Re del terrore

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    L'abbiamo ricordato in tag board ma è giusto anche rispolverare questo topic , in dedica del ricordo di Sergio Zaniboni.
     
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7 replies since 22/8/2017, 20:56   339 views
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